lunedì 24 giugno 2013

Bernanke affonda i metalli preziosi

LE DICHIARAZIONI di mercoledì Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, hanno colpito a metà settimana tutti i mercati: borse, materie prime, equities e ovviamente metalli preziosi.
L’oro chiude la settimana con un fixing pomeridiano di $1295,95: è un ribasso del 6,8% rispetto allo stesso dato della settimana scorsa. In termini di Euro, la valutazione di venerdì pomeriggio è €984,45, ovvero un ribasso settimanale del 5,7%.
Dopo un inizio settimana in cui l’oro rimaneva in un range relativamente ristretto attorno ai $1390, mentre l’argento tradava attorno ai $22, mercoledì è arrivata la bomba. Durante il meeting del Federal Open Market Committe, Bernanke è stato chiaro come in pochi si sarebbero aspettati: “Abbiamo una strategia per normalizzare la politica monetaria sul lungo termine.”
Detto in altre parole: mentre i tassi di interesse vengono mantenuti a zero, la prospettiva è di rallentare a fine anno il programma di acquisto di asset con l’intenzione di uno stop definitivo a metà 2014. Chiaramente la dichiarazione di Bernanke è condita di molti se, riguardanti lo stato dell’economia e il tasso di disoccupazione. Ma tanto è bastato per scatenare il panico sui mercati azionari: New York perdeva l’1,4%, in Asia le perdita sono arrivate al 4% e in Europa tra il 2 e il 3%.
Il cambio EUR/USD, dopo aver toccato i $1,3417, livello che non si vedeva dal 20 febbraio, proprio a ridosso delle dichiarazioni di Bernanke, è crollato a causa di un rafforzamento del Dollaro contro tutte le valute e viene scambiato al momento in cui scriviamo a $1,3112.
Nel mercato dell’oro, l’ETF più importante al mondo, il SPDR Gold Trust (GLD) ha ridotto le riserve al minimo da febbraio 2009, scendendo al di sotto delle 1.000 tonnellate. Al Comex, più del 90% dei contratti futures aperti è cambiato di mano.
Gli unici che sembra non siano cascati nella trappola sono gli utenti di BullionVault, il mercato online per lo scambio di oro e argento fisico dedicato agli investitori privati: i clienti che hanno deciso di vendere hanno infatto avuto come controparte una domanda quasi altrettanto forte, tanto che la riduzione dello stock di proprietà dei clienti è stata marginale.
Toccando minimi di $1269 all’oncia durante la mattina di venerdì, il futuro si presenta volatile per il mercato dell’oro.  Per quanto i movimenti del prezzo non sembrano aver sgonfiato l’appeal per gli investitori a lungo termine, che vogliono assicurare i loro soldi con metallo fisico di cui sono proprietari diretti, è chiaro che sul breve e medio termine è necessaria un’estrema cautela.


di Alessandra Pilloni - BullionVault

lunedì 10 giugno 2013

L'oro nell'hi-tech

Se la corsa all'oro del XIX secolo ha fatto si che molte persone si allontanassero da quello che era il frutto della Rivoluzione Industriale per intraprendere avventurose ricerche nelle lontane miniere degli Stati Uniti, nel XXI secolo è proprio alla fabbrica che bisogna tornare.
Abbandonate l'idea di pepita, oggi loro si trova nell'hi-tech.
Che il valore di questi prodotti sia aumentato negli ultimi anni è evidente; difficile immaginarsi una quotidianità senza computer, cellulari o altri oggetti tecnologici. La frenetica corsa all'ultima scoperta però, porta spesso a far calare molto rapidamente il nostro interesse verso il prodotto appena acquistato e nell'arco di alcuni anni o addirittura mesi lo ritroviamo in un cassetto o nel cestino. Eppure il cellulare "superato", conserva un valore fino ad oggi ben poco considerato.
Dall'e-waste ("rifiuto elettronico") sono infatti ricavabili materiali preziosi tramite un processo chiamato "Urban Mining" .
Da una tonnellata di oggetti obsoleti è possibile ricavare circa 400 grammi doro.
Non è difficile dunque pensare che nelle discariche in giro per il globo si nascondano oro e argento per milioni di dollari, producendo ogni anno in tutto il mondo fino a 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e considerando il recente aumento del valore dell'oro.
Secondo il GeSI (Global e-Sustainability Initiative) i metalli preziosi recuperati dai rifiuti elettronici possono essere fino a 50 volte più ricchi di quelli estratti dalle miniere.
Dati importanti che stanno spingendo sempre più aziende ad aprire questo ciclo di recupero.

Quale maggior centro di trattamento dei rifiuti elettronici è stato identificato Guiyou, città della Cina, con 1,5 milioni di tonnellate trattate ogni anno, generando ricavi per 75 milioni di dollari.
Uno tra i primi in Italia a portare questo esempio è Andrea Squarcialupi, 48 anni, consigliere delegato ed azionista di controllo della Chimet, il quale importa rifiuti elettronici da Stati Uniti, Germania o Malesia per fonderli ed estrarne argento, platino, palladio, rodio e ovviamente oro, esportato poi sotto forma di lingotto principalmente in Svizzera o Gran Bretagna.
Il grande scoglio da superare è però quello dell'inquinamento atmosferico causato dai sali di cianuro altamente tossici utilizzati per la separazione delloro dagli altri metalli e ai quali non si era finora trovata soluzione alternativa.
La svolta potrebbe arrivare tramite l'utilizzo di una tecnica naturale basata sull'amido di mais, capace di salvaguardare il fattore ambientale e di abbassare i costi di lavorazione.
Scoperta fatta, come spesso accade in maniera del tutto casuale, dal gruppo di ricerca coordinato dall'americano Fraser Stoddart, della Northwestern University (cui è inserito anche il chimico italiano Marco Frasconi). Durante uno studio è stato notato come questo reagente, completamente naturale e derivato dall'amido, sostituisse perfettamente le funzioni svolte dal cianuro, separando loro anche da altri metalli "simili" come platino e palladio.
L'esperimento sta attraversando ancora una fase embrionale e ha bisogno di numerose conferme, ma è già una speranza per chi si augura di trovare il modo più sostenibile possibile di riutilizzare i nostri vecchi prodotti elettronici.

lunedì 3 giugno 2013

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Che gli aeroporti siano teatro di spettacolari eventi ce lo insegnano i film con i loro addii struggenti, emozionanti nuovi inizi, con le loro rocambolesche corse contro il tempo e improbabili scene dazione. E che la finzione sia sempre ispirata alla realtà ce lo ricordano i fatti di cronaca come quello di sabato 25 maggio.
Sono le 4:42 del mattino quando il volo di linea 902 dellAmerican Airlines proveniente da Guayaquil (Ecuador) atterra all'aeroporto internazionale di Miami.
L'arrivo al gate, i passeggeri scendono mentre cinque addetti allo scalo scaricano il contenuto del cargo. Prima le valigie e poi sei casse contenenti 625 mila dollari in lingotti doro, posate come da manuale su un carrello motorizzato e trascinato da una cabina con guidatore.
Tutte le procedure che Miami prevede per il trasferimento d'oro grezzo proveniente dal Sudamerica con destinazione in Svizzera sono state rispettate senza il presentarsi di alcuna anomalia.
Ed ecco che alle 5:15, seguendo un percorso che pare studiato ad hoc dallo stesso Arsenio Lupin, il carrello contenente le casse di lingotti scompare dai video di sicurezza ed esce silenziosamente dalla scena. Scatta l'allarme, partono le ricerche e al riapparire del carrello nel luogo dove vengono scaricate le valigie dei passeggeri, dell'oro non vi è più traccia.
Nessun indizio utile visibile dalle telecamere di sicurezza , le quali non sono riuscite neanche a riprendere il volto di chi era alla guida del carrello, e nessuna anormalità di rilievo nella pista palcoscenico del misterioso furto .
Un colpo così perfetto da lasciare increduli gli stessi agenti dell Fbi, che nonostante si siano visti "soffiare", impotenti, 625mila dollari da sotto gli occhi, assicurano di "essere ben al corrente della situazione".
L'unica certezza è che il colpo sia stato messo a segno da qualcuno che conosce nei dettagli le modalità di trasferimento dell'oro attraverso l'aeroporto, che ammontano annualmente a circa 8 miliardi di dollari, provenienti per la maggior parte da Messico e Colombia.
Risolvere il caso dei lingotti che finora nessuno ha rivendicato, è di grande priorità non solo nel rispetto della legge ma anche per non penalizzare l'affidabilità dello scalo che, dal recente aumento del valore dell'oro ha tratto notevoli vantaggi commerciale e, ultimo ma non ultimo, per orgoglio dell'Fbi.